#21

di Fabio Furlanetto

 

 

Tutt’altro che la verità

 

 

Los Angeles, California. Appartamento di Rick Jones e signora. Genis-Vell riacquista lentamente i sensi, anche se preferirebbe non averlo fatto. Ogni respiro gli procura un dolore atroce al petto e alla schiena. Il suo occhio sinistro non risponde molto bene. La fronte è fredda e bagnata. Sente una cacofonia di frasi sconclusionate. No, un secondo, quella è solo la televisione. Ma non ci sono televisori nella Zona Negativa… o almeno lo spera.

-Come ti senti ? – domanda una voce femminile che conosce bene. Marlo.

-In grande. Come sono arrivato qui ?

-Alla grande. Ti ho trovato steso per terra, davanti al buco nel muro. Che ti è successo ?

-Le ho prese. Parecchio. Forse Rick può dirmi… ouch, meglio di no. Devo aver battuto la testa.

-E’ più probabile che qualcuno ci abbia giocato a rugby. Ti avrei medicato, ma sei per metà alieno…non sapevo se sarebbe stata una buona idea. E non ho neanche provato a farti cambiare di posto con Rick, non dovresti muoverti figuriamoci andare in un’altra dimensione.

-Molto…saggio, Marlo. Uh, come mai ho della stoffa bagnata sulla testa ? Ho cinque costole rotte e un polmone perforato, non la febbre. Quanto tempo…

-Tre ore. Hai mormorato qualcosa durante il sonno, ma non in una lingua terrestre credo. Dio, come fai ad essere ancora vivo in quelle condizioni !?

-Le Nega-Bande potenziano il mio metabolismo, e poi sono per metà Titano. Siamo duri da mettere sul pavimento.

-Al tappeto. Te la senti di parlare con qualcuno che avresti preferito non vedere mai più ?

-Mi sarei aspettato un po’ più di gratitudine, terrestre – risponde una voce calma e profonda, con un accento che solo Genis riconosce.

-Oh, ed esattamente perché dovrei esserti grata, Tiktak ?

-Tehnek, e ti avevo pregato di non storpiare ulteriormente il mio nome.

Genis si alza leggermente, ma una fitta tremenda alla testa lo obbliga a tornare giù alla svelta, dopo due forti colpi di tosse.

-Salute anche a te, o Prescelto.

-Per l’ennesima volta, Tehnek, non ho intenzione da fare da messia a voi Eterni Kree, e adesso ho ben altre cose da fare – risponde spazientito, prendendo un lungo respiro e riuscendo a mettersi seduto, solo per tossire sempre più forte ed evitare per un niente di svenire.

-Dove credi di andare ?

-Tranquilla, Marlo, sto benissimo – risponde non molto convinto.

-Davvero ?

-Potrei stare peggio – dice osservando il sangue blu sulla mano sinistra su cui ha tossito – Devo fermare una persona… ne parleremo dopo, Tehnek. Giusto il tempo di chiedere a Rick come sono tornato qui e-

-Io non lo farei – risponde con tono deciso l’Eterno. Solo ora Genis lo guarda, anche se nelle sue attuali condizioni lo scambierebbe per qualunque altro Kree dalla pelle blu e i capelli d’argento con una tuta da combattimento grigio e oro.

-Hai una piccola commozione cerebrale. Meglio non rischiare. Ascolta, Prescelto, devi rimandare qualsiasi opera su questo pianeta e venire subito con me su Zor-Te-Nag.

-Senti un po’, Turok, ai una bella faccia tosta a comparire qui da un momento all’altro a dare ordini ! – si lamenta Marlo.

-Terrestre… se non fosse stato per me, il Prescelto ora fluttuerebbe senza vita nello spazio. E mi chiamo Tehnek.

-Un momento…io ero su un pianeta, non nello spazio.

-Chiariremo tutto durante il viaggio. Non preoccuparti delle tue ferite, posso guarirti con facilità.

-Non ho intenzione di venire con te ! – urla Genis, sputando ancora sangue.

-Ti assicuro che non ti verrà fatto alcun male.

-Mi hai preso per un idiota ? Dì alla tua gente che il loro divino Prescelto ha trovato un pianeta più sacro.

Tehnek volge lo sguardo alla televisione, seguito da Genis.

-“Mia moglie era un alieno transessuale ed ora vuole gli alimenti” ! Divorzi spaziali questa sera a Questo Triste Pianeta Malaaaato !

Seguono alcuni momenti di silenzio, poi Marlo spegne la TV.

-Sì, vedo che hanno bisogno di un po’ di miracoli – commenta l’Eterno con un leggero sorriso sulle labbra.

-E va bene – sospira Genis – Esclusivamente perché non mi è piaciuto il modo in cui si è concluso il nostro ultimo incontro.

-Gorrtenaza Terash.

-Solo una cosa…non ripetere quella specie di preghiera. Allora… dicevi di potermi curare ?

-Facilmente. Ma prima devo chiederti un ultimo sforzo. La mia nave è in orbita attorno a questo pianeta, a un quarto della distanza del suo satellite naturale. Pensi di poterci arrivare con le tue sole forze ?

-Preferirei farlo una volta guarito.

-Non è possibile…nemmeno un Eterno può compiere un simile atto da una distanza così ampia.

-Mi stai dicendo che hai bisogno della tua nave per curarmi ?

-No, sto dicendo che io sono sulla mia nave in questo momento.

Genis e Marlo si scambiano uno sguardo più confuso del solito.

-Quella che vedete è un’immagine mentale – chiarisce Tehnek, evidentemente poco felice di doverlo fare – C’è una griglia energetica attorno al pianeta; se l’avessi attraversata fisicamente sarei stato individuato, persino con la mia nave. Tecnologia di molto superiore allo standard terrestre, aggiungerei.

-Deve essere quella cosa di cui mi avevano parlato i Vendicatori… per individuare eventuali minacce extraterrestri. E’ un qualcosa per cui potrei aver bisogno di aiuto ?

-Non dai terrestri – risponde quasi disgustato l’Eterno.

-D’accordo, faremo a modo tuo per il momento. Ma ti avverto che non mi farò troppi problemi ad informare i Vendicatori di eventuali trappole o trucchetti.

-Come se potessero fare realmente la differenza.

Genis si lascia scappare un sorriso.

 

Zona Negativa. Per un attimo, Rick analizza la propria situazione. Si trova in una dimensione parallela, chiuso in una gabbia che sembra fatta con canne di bambù ma resiste alle scariche delle Nega-Bande. La gabbia pende da un albero viola, attorniato da dozzine di enormi tavoli dove umanoidi simili a lucertole, tutti identici, mangiano quelle che sembrano lucertole molto più piccole.

“Oh, beh, sempre meglio di quella volta in cui Boggs mi ha fatto cantare in un locale country dove non c’erano bagni…chiuso il giorno dopo dall’ufficio d’igiene”.

-Scusate…ehi, vi dispiace guardare da questa parte ?

Nessuno degli alieni alza gli occhi dal cibo.

-Ecco, apprezzo veramente tanto che non abbiate ancora provato a mangiarmi, ma credo di aver assorbito abbastanza la vostra cultura adesso, quindi vi dispiacerebbe liberarmi ? No, eh ? E se vi promettessi un appuntamento con la sorella di Lizard ? Niente ? Almeno vi dispiacerebbe portarmi qualcosa da mangiare, possibilmente qualcosa senza squame ? Ma che parlo a fare, tanto non capite una sola parola di quello che dico.

Uno degli alieni si alza dal tavolo, portando con se una delle piccole lucertole, e la deposita sul fondo della gabbia prima di tornare al suo posto.

-Dovresti parlare di meno stando zitto. Almeno urla in silenzio – dice l’alieno mentre si siede, in un inglese impeccabile, lasciando Rick a bocca aperta.

-Che razza di… ehi, torna qui ! Perché non mi volete parlare ?

-ђψ.

-Oh, al diavolo.

Rick si rimette seduto, fissando la piccola lucertola.

-Almeno posso sapere se è commestibile ?

-Non ti farà niente – risponde un altro alieno – E’ velenoso per la tua specie. Non mangiarlo.

-Allora perché me l’avete dato !?!? Decidetevi se parlarmi nella mia lingua o nella vostra !!

-Юбд.

-Rick, vecchio mio, quando imparerai a stare zitto ? – si lamenta da solo, fissando la lucertola.

 

Nel nostro universo, su di un piccolo pianeta ai confini della Piccola Nube di Magellano. Una-Rogg sta aiutando il fratello a riparare il proprio esoscheletro, con mezzi di fortuna presi dalla nave che hanno rubato. Rogan cerca di fare lo stesso con la propria Arma Universale.

Nessuno ha detto niente nelle ultime ore, se non per farsi passare qualche utensile o maledire la propria situazione. E’ Zey a rompere il ghiaccio, abituato com’è a rompere le cose.

-Comunque io vi avevo detto di lasciarlo a me – mormora mentre Una esegue una saldatura sulla spalla.

-Non è vero – risponde Rogan.

-Dovevate farlo lo stesso ! – urla agitando le braccia, sbilanciando Una che quasi gli disintegra la faccia con il saldatore.

-Pama ! Stai un po’ attento !!! Ho un emettitore di plasma in mano, razza di scimmia denebiana !

-Se tu avessi usato quello su Vell

-Non gli avrebbe fatto niente, altrimenti avrei già usato la mia arma per farlo…gliel’avrei fatta vedere io a quel rapitore – risponde eccitato Rogan.

-Stavo parlando di quell’altro, imbecille.

-Oh. Anch’io, cosa credi ? Voglio dire, il Predatore è su quella collina da ore e…

-Rogan, questo è il tentativo più patetico di causare un ammutinamento che io abbia mai visto – gli risponde Una senza nemmeno guardarlo.

-No, no, non volevo dire quello… anche se, in effetti… la nave sarebbe anche già prona a partire…

-E Ti ci ucciderebbe subito.

-Andiamo, non avrete mica paura di quel prepotente !? Non ha neanche avuto il coraggio di uccidere il fratellastro ! Se non fosse stato per quel tizio sulla montagna, lo avrei condannato a morte io stesso ! Vorrei proprio vedere Ti-Vell a…

-Sì ?

Nessuno dei tre si aspettava di sentire un’altra voce, e si voltano di scatto verso la sua fonte. Nel farlo, Una lascia cadere il saldatore, pronto a perforare un polpaccio di Zey…se non fosse per un raggio di energia che, partendo dalla mano di Ti, devia il flusso di plasma quanto basta perché Una afferri saldamente l’attrezzo di fortuna.

-Cerca di stare più attenta, Una. Non sarà un granché, ma quello che stavi per azzoppare è un sempre un terzo del mio equipaggio.

-Ehi !

-Cos’è che stavi dicendo, Rogan ?

-Ah ? Niente, niente ! Solo che avrei preferito poter uccidere Genis-Vell ! Nient’altro !

-Rogan, il mio capo ingegnere aveva più spina dorsale di te, ed era un mollusco. Qual è lo stato delle nostre provviste ? Sufficienti ?

-Io mi sono portata dietro del cibo sufficiente per una settimana – sorride Una indicando Rogan. - …due, se contiamo mio fratello, anche se piuttosto che toccare tutti e due morirei di fame.

-Ehi ! – rispondono all’unisono i due presi in causa.

-Preferirei del cibo che non riducesse il mio già poco numeroso equipaggio, Una. Potremmo dover restare anche più di due settimane, quindi assicuratevi che le provviste siano sufficienti.

-Che ci facciamo ancora su questo pianeta !? E’ uno schifo e non c’è niente di interessante !

-Come il tuo cervello, Zey, ma non per questo ci lamentiamo. In ogni caso, voi tre non avete poi molta scelta; la nave è bloccata.

-Da chi ? – chiede Una alzando un sopracciglio.

Ti non risponde, indicando piuttosto con la strana montagna.

-Ah, sì !? Beh, chiunque ci sia là in alto, gliela faccio vedere io ! – sbraita Zey alzandosi in piedi, venendo bloccato per un braccio dalla sorella.

-Zey, per la prima volta nella tua vita, pensa. Chiunque sia, ha bloccato la lotta tra Ti e Genis, che ha poi spedito nello spazio. E’ oltre la nostra portata.

-Anche dalla mia, per forza di cose – risponde Ti con uno strano tono di voce, mettendosi a sedere su una roccia.

-Che vuoi dire ? – domanda Una, guardando di sfuggita anche l’Accusatore.

-Non rispondere, Rogan…tu non sai tutta la storia. Devo riposarmi prima del prossimo allenamento, quindi…forse è ora che vi racconti cosa è successo su questo pianeta dimenticato dall’Impero sette anni fa.

 

A cinquantamila chilometri dalla Terra. Una microscopica scintilla di luce percorre la suddetta distanza, serpeggiando invece di andare in linea retta come al solito. Capita, quando volate nello spazio senza essere nemmeno in grado di restare in piedi senza che vi giri la testa. Per fortuna di Genis, il suo ospite sa delle sue condizioni e in questo momento sta spostando la nave per venirgli incontro.

Soltanto un briciolo di Coscienza Cosmica attiva informa Genis della presenza del mezzo, dato che la nave è in occultamento telepatico; speciali dispositivi al suo interno emettono particolari frequenze studiate per entrare a contatto con la maggior parte dei sistemi nervosi centrali e dare un certo effetto. Altri dispositivi riflettono la luce visibile e deviano le onde radio, rendendo così – di fatto – la nave completamente invisibile alle capacità di osservazione terrestri.

Genis non sta pensando a tutto questo, naturalmente. Una volta trovato il portellone d’ingresso e sentita la gravità artificiale, è impegnato a vomitare sul pavimento granitico. Poco prima di perdere conoscenza sente dei passi.

Quando si risveglia, una forte luce circolare gli offusca ulteriormente la vista. Mettendosi a sedere, trova di non avere più i dolori lancinanti di prima. In pochi secondi analizza la stanza in cui si trova: semplice e spartana, composta interamente di un materiale simile al marmo all’apparenza. Non ci sono porte e l’unica fonte di luce è un qualcosa di simile a un neon sul soffitto.

-Ti senti meglio ?

-Non c’è paragone – risponde mettendosi seduto e recuperando la parte superiore del costume (non si era neanche accorto di essere a torso nudo).

-C’è altro che posso fare ?

-Potresti crearti dei vestiti, Tehnek. Senza offesa, non avrei fatto storie se si fosse trattato di Shanaaka, ma non sei il mio tipo.

Con una smorfia, l’Eterno Kree muove un dito ed il suo corpo viene avvolto da un tessuto argenteo estremamente sottile, ma non per questo poco resistente.

-Questo è un retaggio dei Kree normali che non riuscirò mai a comprendere.

-Siamo già in viaggio, immagino.

-Naturalmente. Arriveremo a Zor-Te-Nag, il mio pianeta, entro poco tempo. Mi sarei espresso con le unità di misura a te più abituali, se tu non avessi eretto una debole barriera mentale.

-Ricordo ancora qualche trucchetto titaniano… anche se non penso di averlo veramente imparato.

-Ti faccio notare che non l’ho superato esclusivamente per cortesia.

-Meglio cambiare discorso… Non sarebbe meglio andare nella cabina di pilotaggio ?

-Questa nave non ha un centro di comando, quindi non c’è motivo di cambiare alloggio. Meglio che tu resti seduto…alcune delle ferite erano molto gravi. Effettivamente, se non fosse stato per le Zorr-Ke-Neshher

-Nega-Bande, Tehnek. Il vostro modo di chiamarle evoca brutti ricordi, come quasi tutta questa situazione.

-Peggiorerà soltanto…sappi che il mio popolo non è nella situazione migliore. Altrimenti, non avrei mai contattato un rosa per…

-Una civiltà di potenti barbari guerrieri guidati da un sovrano con quattro cellule cerebrali funzionanti ed una casta segreta di sensitivi ? Che strano che non ve la passiate bene.

-E’ stato il terrestre a suggerirti questa risposta ? – domanda Tehnek con sdegno.

-No, ma è nel suo stile. A proposito, se vuoi scusarmi un secondo…

Appoggiando due dita alla fronte, Genis chiude gli occhi ed attiva completamente la Coscienza Cosmica. Il suo corpo viene ricoperto di stelle mentre la sua mente attraversa le dimensioni.

-Riesci a sentirmi, Rick ?

Davanti ai suoi occhi vede Rick Jones circondato da decine di lucertole antropomorfe che si muovono in maniera convulsa… Rick sembra allo stesso tempo sollevato e molto, molto confuso.

-Rick ? Sono Genis, riesci a sentirmi ?

-Oh, Marv ! Da quanto tempo ! Che diavolo ti è successo, ti sei messo a fare jogging sul girovita di Blob ?

-Rick, non hai idea di quanto mi senta meglio dopo averti sentito, anche se non ho la minima idea di cosa tu abbia detto. Sono alieni della Zona Negativa, quelli !?

-Già…era solo questione di tempo, eh ? Dicono di chiamarsi Syeki, e credimi sono mille volte più pazzi di noi due messi assieme. Ehi, quello non è l’Eterno Kree che abbiamo incontrato una vita fa ? Tekken o qualcosa del genere ?

-Tehnek, sì. Ascolta, ho avuto uno scontro con Ti-V…con il Predatore, e le ho prese. Parecchio. Quindi mantenere la comunicazione è un grosso sforzo per me, al momento…pensi di riuscire a fare a meno di me per qualche altra ora ?

-Sicuro…non avevo un granché da fare sulla Terra, e se capire questi lucertoloni diventasse troppo noioso – anche se di sicuro non può diventare troppo facile – ho sempre con me l’occorrente per continuare a scrivere il mio libro.

-Non leggerglielo o ci faranno subito guerra.

-Marv, inizio a preoccuparmi seriamente, quella era un’ottima battuta.

-Sono successe molte cose. Ti ricontatterò non appena mi sarò sentito un po’ meglio, d’accordo ? In caso di emergenza sarò in ascolto.

-D’accordo, ma non fare troppo il farfallone su quel pianeta di nudisti dove ti credono un dio.

-Purtroppo avrò altro da fare, sembra. Genis, chiudo.

L’effetto della Coscienza Cosmica svanisce, e Genis riapre gli occhi per vedere la faccia di uno scocciato Tehnek.

-Ancora non hai scaricato il terrestre ? Mi chiedo che utilità continui a trovarci.

-Rick vale dieci milioni di volte più di te, Tehnek. Allora, qual è la situazione sul pianeta degli dei dalla pelle blu…e come mai non c’è anche Shanaaka, con te ? Credevo faceste insieme questo genere di missioni.

-La commozione cerebrale ti ha fatto forse dimenticare gli eventi del nostro ultimo incontro…Prescelto ?

-Mi avete intrappolato in una sorta di gioco politico per togliere il potere al vostro re e darlo alla setta dei Sensitivi, di cui Shanaaka faceva parte. Che è successo ?

-Abbiamo vinto, naturalmente.

-E dove sarebbe il problema ?

-Che Shanaaka attualmente è la regina, e le cose vanno infinitamente peggio di prima.

-Tehnek, non ho la minima intenzione di aiutarvi di nuovo…

-Questo è un bene, Prescelto, perché sono venuto da te per trovare un alleato che mi aiuti a spodestare Shanaaka e a far tornare il vecchio ordine.

-Non hai partecipato anche tu a creare la situazione attuale ? – domanda Genis portandosi di nuovo in dito sulla fronte, per frenare l’emicrania. La comunicazione è stata estenuante.

-Naturalmente, ho anche io le mie colpe. Ma ciò che importa è che questo ordine non riuscirà a resistere al ritorno del nostro più grande traditore… l’uomo chiamato Kezaaka.

 

Piccola Nube di Magellano. Il sole sta per tramontare su di un piccolo pianeta dimenticato da tutti. Ai piedi di una strana montagna quasi cilindrica, quattro persone sono riunite attorno a quella che assomiglia alla versione futuribile di una torcia elettrica. Due di essi vengono anche debolmente illuminati da una mano il cui indice ha appena iniziato ad emettere una debole luce giallastra.

-Stai fermo. Se ti muovi, rischio di amputarti un braccio.

L’avvertimento di Ti sembra non rassicurare molto Zey, che inizia a sudare freddo quando il dito inizia a saldare il lato più esterno del suo esoscheletro.

-Non preoccuparti. Se mi sbaglio, ti taglio anche la testa così non sentirai niente.

-Forse potremmo tentare di aggiustare il saldatore – suggerisce Rogan, innervosito dalla noncuranza di Ti.

-Credo che ci siano provviste a sufficienza per un anno intero – conclude Una dopo aver passato in rassegna una lista sul piccolo computer che ha in mano.

-Bene. Ci sono dei frutti commestibili sul pianeta, ma ne ho mangiati per molti mesi di fila e, potendo, eviterei di rifarlo.

-Me ne ha parlato mio padre. Disse che, se non fosse stato per te, gli sarebbero bastate le provviste della nave.

-Tipico del vecchio capitano. Se non fosse stato per me, non avrebbe neanche dovuto preoccuparsi delle provviste, dato che sarebbe morto comunque. Ti avevo detto di stare fermo, Zey – le ultime parole sono quasi coperte dal rumore delle scintille.

-Dove ero rimasto ?

-Eri sulla nave prigione per il trasferimento – risponde Una.

-Già, proprio sul bello. Non so bene cosa sia successo, dato che ero nella mia cella, ma la nave ha iniziato ad inclinarsi e dopo un po’ abbiamo colpito il suolo. Molto violentemente. Ora, la mia cella era molto vicina alla parte dello scafo che rimase più danneggiata. Una qualche esplosione aprì una breccia proprio nel muro della cella, non molto ampia, ma abbastanza perché ci passassi. La gravità era molto strana, quindi caddi praticamente subito dopo aver messo piedi fuori dalla nave. Dopo un ruzzolone di diverse decine di metri, vidi che la nave era caduta in una specie di canyon. C’è ancora il segno, sicuramente, più o meno dall’altra parte del pianeta credo.

-Perché mio padre la riportò indietro. Dev’essere stato un impatto molto forte, viste le condizioni in cui era.

-Non rovinare il racconto, Rogan. Dicevo…ero riuscito a scappare per pura fortuna, quindi decisi di usarla al meglio. Mi nascosi in una grotta fino al giorno dopo, quando uscii per trovare da mangiare. Il vecchio capitano mi ritrovò praticamente subito…la sua armatura non aveva un solo graffio. Ci volle un bel po’, dopo parecchie botte ed insulti, per capire cosa fosse successo. Alla caduta, il capitano utilizzò una sorta di uscita di emergenza per scappare; non so se le fanno ancora. Riceveva solo due segnali vitali in tutto il pianeta, ed io ero il più vicino.

-E gli altri prigionieri ? Tutti morti nell’impatto ?

-Pensavamo di sì, Una, anche se più tardi scoprimmo che a tutti era scoppiata la testa subito dopo la mia fuga. L’unico motivo per cui il vecchio non mi uccise, penso, fu perché non se la sentiva di parlare da solo per tutto il viaggio – l’altro segnale era molto lontano – anche se ci insultammo e basta. Alla fine, attratti dal segno nel terreno, arrivammo qui.

-Quale segno ? – lo interrompe Zey.

-Giusto…con la montagna non è più così semplice vederlo. All’epoca, questo era una semplice pianura. Il gigantesco triangolo rosso disegnato sul terreno era un indizio non da poco. Al centro, in meditazione, c’era un Kree completamente nudo, che non ci salutò nemmeno. Dopo un po’, il vecchio perse completamente la pazienza e gli sparò con la sua Arma Universale. Il tizio nudo si trasformò immediatamente in energia, lasciandosi oltrepassare dal raggio – Ti ignora completamente la sorpresa sul volto del suo equipaggio, Rogan compreso, e continua il suo racconto.

-Ci provò diverse volte, senza successo. Per una settimana o giù di lì, il tizio nudo non sembrò neanche notarci. Poi si decise a parlare, senza preavviso. Disse di chiamarsi Kezaaka, di essere uno dei perduti Eterni Kree e di essere dispiaciuto per la sorte dei nostri compagni. Il vecchio iniziò a fargli mille domande, ma Kezaaka rispose solo a quelle a cui voleva. Era stato lui a distruggere la nave, questo ce lo disse subito. Pensava che fossimo suoi nemici, e per proteggersi aveva fatto schiantare la nave. Non incontrava nessuno da decine di migliaia di anni, e non si aspettava niente di buono. Quindi, per andare sul sicuro uccise tutti quelli che erano a bordo della nave; inutile sottolineare che io e il vecchio eravamo fuori.

-Come può una persona sola…anche un Eterno…sabotare una nave di quelle dimensioni, e a quella distanza !? – lo interrompe Rogan.

-Kezaaka non è un Eterno come tutti gli altri. Il vecchio non faceva altro che chiedergli due cose: riparare la nave e rivelargli il segreto del suo potere. Rispose che non poteva uscire dal triangolo, neanche volandoci sopra, e che da così lontano non poteva riparare la nave. Non che io ci creda molto. Ci volle molto più tempo per farlo parlare del potere, ma alla fine si decise a parlare…esasperato dal vecchio, credo. Disse di essere l’ultimo praticante di un qualcosa chiamato “Wa-kaar-e”, una sorta di esercizio mentale degli Eterni Kree… disse che per loro significava, più o meno, “unione della mente con il cosmo”.

-Mio padre non mi ha detto niente di tutto questo !!!

-Disse che tutti gli Eterni Kree hanno il potenziale per controllare ogni atomo del proprio corpo, come tutti gli altri Eterni…ma aggiunse che suo padre aveva fatto il passo successivo. Il controllo di Kezaaka sul proprio corpo era tale da poterlo trasformare in qualsiasi forma di energia. Il vecchio iniziò a perdere interesse nell’argomento proprio quando io iniziavo ad appassionarmene; iniziai a fargli io delle domande, mentre il vecchio tornava alla nave per recuperare delle provviste e tentare di contattare l’Impero. Kezaaka mi disse subito che ero io l’unico motivo per cui non eravamo morti quando il vecchio lo aveva attaccato, perché aveva “trovato del potenziale” in me, qualunque cosa significasse. Diceva anche che i Kree non hanno le caratteristiche fisiologiche per poter imparare il Wa-kaar-e, ma che esisteva la possibilità di ottenere un qualcosa di molto simile grazie alla tecnologia. Quello che è successo dopo dovresti saperlo, Rogan.

I due Rogg passano a fissare intensamente l’Accusatore, in attesa della prosecuzione.

-Ah, devo raccontarlo io ? Non c’è molto da dire…dietro le istruzioni di Kezaaka, mio padre combinò un' Arma Universale, uno Psico-Magnetrone ed un acceleratore genetico Skrull…tutte armi che aveva recuperato dalla nave. Utilizzò il procedimento su se stesso, ma non funzionò. Kezaaka disse di non riprovarci, dato che il sistema poteva funzionare solo una volta, e che la seconda sarebbe stata letale. Mio padre…sottomise Ti al procedimento…che funzionò.

-Esclusivamente perché Kezaaka lo fece funzionare…dietro la sua posa da amante dell’universo c’è davvero un gran bastardo.

-Ti si allenò con Kezaaka per il resto dell’anno, per poi lasciare il pianeta una volta in grado di farlo. Mio padre invece riparò i motori della nave e tornò all’Impero. Si batté a lungo perché gli scienziati replicassero il procedimento, ma tutto ciò che riuscirono a fare fu trasformare un terrestre in una sorta di bomba vivente…credo si chiami Nitro e sia ancora in circolazione.

-Più precisamente – risponde Ti – la macchina, senza l’esercizio mentale e qualche modifica fisica al cervello, è di per sé inutile. La macchina ha trasformato i miei atomi in “atomi a memoria di stato”, dandomi la possibilità di scorporarmi o integrarmi a piacimento. Senza le modifiche al cervello, però, non è possibile scegliere il tipo di energia in cui trasformarsi, o controllarla.

-Proprio una gran bella storia – dice Una alzandosi in piedi – Ma non spiega perché sei tornato qui, e perché dobbiamo rimanerci per dei mesi.

-E’ molto semplice. Secondo Kezaaka, esistono cinque stadi nell’apprendimento del Wa-kaar-e. Il primo stadio è quello che viene garantito dal procedimento, non molto diverso da quello usato su quel Nitro. Attualmente, io sono al terzo livello. Kezaaka è al quarto, e solo suo padre arrivò a ridosso del quinto. Kezaaka sta studiando per arrivare al quinto livello da migliaia di anni, sperando così di superare il triangolo, ma…a suo dire…dato che la base del mio potere è artificiale, non dipende dal controllo mentale tanto quanto il suo. Per questo sono arrivato così avanti in così poco tempo… ma avevo fretta di lasciare il pianeta e prendermi una rivincita con l’universo, quindi lasciai al terzo livello. Prima di lasciarmi andare, Kezaaka mi disse queste semplici parole: “Tornerai, nessuno si ferma a pochi passi dal paradiso”. Adesso, finalmente, credo di aver capito cosa voleva dire.